Cos’è una medusa, e perché dovremmo evitare il contatto

Stefano Maria Meconi  | 03 Ago 2020

Non sempre sono pericolose per la salute, ma è sempre meglio evitare il contatto. Ecco un “prontuario contro le meduse”

Meduse, croce e delizia dell’estate mediterranea. Quando si parte per la vacanza al mare, tra le tante preoccupazioni, spesso quella di trovare le meduse durante al bagno è ai primissimi posti, e non certo per un eccesso di ansia.

La medusa è un animale che appartiene alla famiglia degli Cnidari, ed è classificato come planctonico. Significa, in sostanza, che non ha parti deputate al movimento “attivo”, quindi non si muove di sua volontà ma viene trasportata grazie all’effetto del moto ondoso. È questo il motivo per il quale si trova molto facilmente in prossimità o addirittura sulla spiaggia, perché le acque si direzionano verso la terraferma.

Sapete perché ha quell’aspetto fortemente gelatinoso e quasi “incorporeo” che la rende inconfondibile? È dovuto dalla composizione del corpo, che è fatto al 98% di acqua. Le restanti parti del corpo, che è composto da una parte apicale (dove si trovano tutti gli organi) e dai tentacoli, hanno dimensioni estremamente variabili.

La medusa Mnemiopsis è tipica delle acque del Mar Rosso, e ha una dimensione che raggiunge i 10 cm, più o meno quanto la Pelagia, la più diffusa nel Mar Mediterraneo e di conseguenza anche in Italia. Decisamente più grande la medusa Chrysaora (30 cm), l’imponente Rhizostoma (60 cm) fino all’enorme Cyanea capillata, o “Criniera di leone”, diffusa soltanto nei mari artici e che può raggiungere i 250 centimetri di diametro.

Perché le meduse pungono?

La medusa è un animale dotato di cnidociti, ovvero delle cellule “monouso” che si trovano in corrispondenza dei tentacoli.

La loro funzione è duplice, sia di attacco che di difesa. Generalmente lo strumento tentacolare, che ha una struttura piuttosto complessa, viene impiegato per immobilizzare le prede delle quali poi la medusa andrà a nutrirsi, ma può anche essere attivato per proteggersi da agenti esterni.

Le cnidae, ovvero i recettori meccanici presenti nel tentacolo, vengono attivati al contatto con una superficie aliena: da questi vengono emessi, attraverso i cnidoblasti, delle sostanze urticanti composte da tre proteine specifiche: ipnotossina, talassina e congestina. Queste hanno tre effetti specifici: la prima funge da immobilizzante, la seconda stimola l’infiammazione e la terza paralizza gli apparati circolatorio e respiratorio del soggetto colpito.

Al contatto con la pelle, dunque, la puntura della medusa rilascia queste tre sostanze, che però nella maggior parte dei casi hanno effetto limitato, poiché la quantità di veleno è insufficiente per colpire il corpo di un adulto.

Quali sono le specie più pericolose? 

Iniziamo da una rassicurazione: salvo alcuni (rari) casi di predisposizione, le meduse presenti nel Mar Mediterraneo provocano solo una risposta cutanea, con irritazione e prurito. Caso diverso è quello della Chironex fleckeri, o vespa di mare: presente nelle acque di Filippine, Indocina, Indonesia e Australia settentrionale, hanno una quantità maggiore di veleno che procura una risposta molto più forte, con tachicardia, infiammazione, aritmia e con un potenziale mortale alto.

La temperatura del mare più alta e la grandezza delle specie presenti in Oceania, nel Sud-est asiatico e nel Golfo del Messico fa sì che siano queste le meduse più pericolose del mondo.

Come si cura una puntura di medusa?

Una volta venuta a contatto con la sostanza urticante contenuta nei nematocisti, la pelle inizia immediatamente una risposta immunitaria che provoca arrossamento e ingrossamento della superficie colpita. La reazione è piuttosto importante nei bambini, che risentono maggiormente della puntura con dolore, bruciore e un forte prurito.

Una volta raggiunta la spiaggia, è importante pulire la zona della puntura con acqua salata, rimuovere gli eventuali residui rimasti dell’animale e procedere con l’applicazione immediata di un gel al cloruro d’alluminio. Questo prodotto, poco diffuso ma di fondamentale importanza, blocca sia il prurito che la diffusione della sostanza velenosa: in sua assenza è possibile utilizzare un gel cortisonico, che ha un’efficacia minore e più ritardata.

Per eliminare il rischio di punture di medusa, invece, si può utilizzare Respingo Jellyfish, l’innovativo prodotto di Sanifarma studiato per prevenire naturalmente il contatto con le meduse, grazie all’uso di ingredienti che fungono barriera per la pelle evitando che al contatto con la medusa possano insorgere dolore, rossore o irritazione.. Respingo Jellyfish va applicato prima di ogni bagno, con la sua formulazione gel di facile applicazione: è resistente ad acqua e sudore e privo di profumi, quindi adatto anche ai bambini.

Stefano Maria Meconi
Stefano Maria Meconi



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