Un momento difficile per ogni bambino: quando è il momento di togliere il ciuccio?

Claudia Giammatteo  | 19 Set 2023
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Quando, perché proporlo e come togliere il ciuccio senza traumi per nessuno 

A molti genitori capita di vedere, attraverso l’ecografia, il feto che succhia il dito! La suzione, infatti è un meccanismo innato nei bambini presente prima della nascita e che gli permette di nutrirsi al seno fin da subito. Il neonato dedica la maggior parte delle sue ore di veglia a succhiare e, anche successivamente, utilizza la bocca per esplorare il mondo attorno a sé. Per questo, il ciuccio è uno buona soluzione per soddisfare questa necessità.

Ovviamente, non è indispensabile e molti bambini, addirittura, lo rifiutano. Quando però lo accettano volentieri, si crea un altro problema: quando e come togliere il ciuccio?

Il ciuccio non fa male (anzi), ma attenzione…

Come accennato, il ciuccio è uno strumento molto utile nei primi mesi di vita, ma solo una volta che l’allattamento è avviato. Infatti, gli esperti sostengono che vada evitato nel primo mese di vita perché il suo utilizzo potrebbe interferire con l’allattamento, portando addirittura, nel peggiore di casi, a interromperlo, dal momento che la suzione del capezzolo è diversa da quella del ciuccio.

Passate le prime settimane, è possibile offrirlo al bambino, solo se viene accettato volentieri e quando il bambino ha mangiato (quindi non deve mai sostituire il seno o il biberon). Il ciuccio, infatti, può rivelarsi utile per consolarlo in caso di coliche infantili, per espletare un gesto naturale, per coordinare la deglutizione a la respirazione, stimolare i muscoli facciali e ridurre anche il rischio di apnee notturne, quindi della morte in culla.

Inoltre, i succhietti ortodontici di nuova generazione favoriscono il corretto sviluppo della bocca e dei dentini.  Il problema si pone quando viene dato per sedare il pianto o i capricci o in sostituzione delle attenzioni affettive. È importante capire (o almeno provarci) perché il piccolo piange prima di offrire la consolazione del ciuccio.

Quando e come togliere il ciuccio senza traumi: la strategia da adottare

Ad un certo punto, però, bisogna togliere il ciuccio ai bambini per evitare malocclusioni dentali e disturbi del linguaggio. 

Disabituarli non è affatto facile, inutile negarlo. Tuttavia, l’istinto della suzione diminuisce spontaneamente a partire dai 2 anni età, quando la maggior parte dei bambini sono pronti per dire addio al succhietto. In generale, quando iniziano ad usarlo meno, è il momento giusto per toglierlo.

Ma come togliere il ciuccio senza traumi? Con gradualità, evitando quelle soluzioni che prevedono di farlo sparire improvvisamente. I metodi bruschi, infatti, rischiano di manipolare il “pensiero magico” del bambino, col rischio di trasmettergli l’idea che il mondo è un luogo estremamente imprevedibile. La cosa migliore è osservare le sue emozioni rispetto alla separazione dal ciuccio, prendendo sul serio la sua eventuale frustrazione. È importante che decida lui di lasciarlo, ovviamente guidato dal genitore, magari concordando insieme un luogo dove riporlo. Bisogna far capire che non è una cosa proibita, che può aiutarlo ogni tanto, ma della quale è necessario iniziare  a fare a meno e ce la farà più velocemente di quanto si creda!

Per consolarlo, è possibile leggere un libro, cantare, ascoltare una canzoncina, fare una passeggiata: insomma, trovare delle alternative valide che possano sostituire quell’oggetto consolatorio che, d’altronde, lo ha accompagnato per diversi mesi, infondendo un senso di sicurezza.

Essendo un grande cambiamento e distacco, è importante evitare di iniziare a togliere il ciuccio in concomitanza di altre transizioni, come l’inserimento al nido, la nascita di una fratellino o di una sorellina, il passaggio dal pannolino al vasino e così via. Una cosa alla volta e tutto si sistema!

Claudia Giammatteo
Claudia Giammatteo

Da sempre scrivo per passione, prima sul mio diario, poi sulla carta stampata e ora sul web per trasformare in parole il valore di luoghi, cose, persone, tutto ciò che vale la pena raccontare.




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